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      Il pensiero è sacro. Forse nell'idea, ch'oggi vi sembra falsa e nocevole, cova il futuro sviluppo della patria comune. Noi tutti tendiamo verso lo stesso fine, adoriamo lo stesso ideale: differiamo sui mezzi. Noi crediamo che l'Italia una non potrà sorgere che all'ombra della bandiera repubblicana ondeggiante dall'alto della città ch'ebbe il Campidoglio ed ha il Vaticano; altri crede che a raggiungersi l'unità debbano costituirsi prima cinque Italie, poi quattro, poi tre, sino a fusione assoluta; altri che il sistema federativo sia preferibile all'unità. Discutiamo: illuminiamoci: fermi ed aperti intorno a pochi principî conquistati dal lavoro dei secoli e impiantati nella coscienza dell'umanità; tolleranti e modesti quanto ai disegni architettati su quello che noi chiamiamo fatti e non è forse che apparenza di fatti: tolleranti e modesti ogni qual volta noi non abbiamo fondamento ai disegni convinzioni perenni, ma solamente calcoli di opportunità e concessioni a necessità transitorie che il domani forse cancellerà. Le nazioni si fondano sull'eterno, pe' principî, pel vero. Ai credenti nell'eterno, nei principî, nel vero, spetta, nei grandi periodi di trasformazione, più assai parte d'iniziativa che non agli uomini del reale, del possibile, dei fatti, come oggi sono. Ricordatevi che Cesare Balbo aspettava l'emancipazione italiana dallo smembramento dell'impero turco: - che Massimo d'Azeglio dichiarava impossibile a un papa l'esser buono efficacemente; - ch'altri predicava il progresso italiano non potere che scendere dall'alto, e l'insurrezione, l'iniziativa sgorganti dalle viscere del popolo, esser cosa funestissima, rovinosa.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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