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      E quel fiero presentimento non mi lasciò mai; onde io m'ebbi a provare l'estremo e il più forte fra tutti i dolori, quello di sentirmi, dopo diciassette anni d'esilio, esule sulla terra materna. E nondimeno io giurai allora tacermi e mantenermi, finchè vivesse speranza di buona fede, neutro fra la parte regia e quella dei miei fratelli repubblicani, per non meritarmi rimprovero, - non dagli uomini che non curo - ma dalla coscienza, d'aver nociuto per credenze e antiveggenze mie individuali alla concordia e alla patria. Io attenni il mio giuramento, e mi seguirono - forse fu danno - su quella via i più fra i repubblicani.
      Oh se Carlo Alberto avesse avuto, se non virtù, l'ingegno almeno dell'ambizione! Se gli inetti che lo seguirono o lo precedevano avessero potuto intendere(134) che la miglior via per ottenere una corona era quella - non di carpirla - ma di vincere e meritarla! Se i moderati chiamati a reggere in Milano le sorti dell'insurrezione avessero amato, se non la libertà, merce arcana per l'anime loro, l'indipendenza almeno e la gloria delle terre lombarde, e inteso che la riconoscenza dei generosi si conquista mostrando e ispirando fiducia, e cercato il trionfo del loro signore per le sole vie dell'onore! Mantenendo inviolato sino al finir della guerra quel programma di neutralità politica ch'essi avevano più volte solennemente giurato - stringendosi intorno con vera sentita fede gli uomini di parte diversa - suscitando più sempre, in appoggio e d'ogni intorno all'esercito sardo, la guerra del popolo - trattando il re come alleato e non come arbitro supremo della rivoluzione lombarda - sollecitando l'ajuto, non dei principi, ma dei popoli di tutta Italia - promovendo con tutti i mezzi la formazione di legioni di volontarî scelti - accogliendo, invitando, ad emulazione e pegno di fratellanza, volontarî pur dalla Svizzera, dalla Francia, da tutte parti - chiamando con rapidi messi, e collocando giusta il merito quei molti fra gli esuli nostri che avevano militato con onore del nome italiano nella Spagna, in Grecia, in America - spingendo, sollecitamente armata e guidata da essi, la gioventù fin oltre il Tirolo italiano, a rompere in urto le stolte pretese della Confederazione Germanica, e creare la necessità della presto o tardi inevitabile guerra europea, procacciandosi gli ajuti fraterni di Francia, non al di qua dell'Alpi, ma al di là del Reno - essi avrebbero salvato il paese dagli orrori e dalla vergogna d'una seconda invasione, meritato, quand'anche per le intenzioni non la meritassero, fama tra i posteri d'uomini liberi, e fondato sulla cieca immemore riconoscenza del popolo - non dirò la dinastia, perchè a nessuna forza è dato oggimai fondar dinastie, - ma il trono del vagheggiato loro padrone.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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