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      Il Nicotera, ad evitare una guerra civile, ubbidì, pur fieramente protestando contro lo sleale ed inatteso divieto e dichiarando - gli eventi non giustificarono la promessa - che non avrebbe più combattuto sott'altra bandiera, all'infuori di quella repubblicana.
      L'ingresso dell'eroico duce in Napoli persuadeva finalmente il Cavour che l'unità d'Italia era ormai inevitabile, e che perciò la Monarchia doveva fare qualche cosa per controbilanciare l'influenza di Garibaldi, e per riacquistare la forza morale necessaria a signoreggiare la rivoluzione(162)). Ed allora fu deliberata l'occupazione delle Marche e dell'Umbria con l'esercito regio guidato dal Cialdini, e nello stesso tempo vennero mandati a Napoli abili faccendieri i quali, impazienti di ottenere la dedizione immediata di Napoli e temendo che ad ottenere ciò fosse d'ostacolo la presenza del Mazzini, non rifuggirono dall'eccitare contro di lui i bassi fondi della città, che gli gridarono morte sotto le finestre del suo alloggio. Alla lettera del prodittatore Pallavicino - cuore generoso raggirato nel comune inganno - che lo esortava a partire da Napoli, facendo appello al suo patriotismo, egli, rifiutando, rispose con l'anima piena d'amarezza:
      Il più grande dei sacrificî ch'io potessi mai compiere, l'ho compiuto quando, interrompendo per amore all'unità ed alla concordia civile l'apostolato della mia fede, dichiarai ch'io accettava, non per riverenza a ministri o monarchici, ma alla maggioranza - illusa o no poco monta - del popolo italiano, la monarchia, presto a cooperare con essa, purchè fosse fondatrice dell'unità.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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