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      E pių gių s'accalcava, lieta di presentire menomati i sagrificî e gli ostacoli, la moltitudine degli adoratori del calcolo, dei mediocri d'intelletto e di cuore, dei tiepidi respinti dal vangelo ai quali il nostro grido di guerra turbava i sonni e il programma dei moderati prometteva gli onori del patriotismo a patto che scrivessero qualche articolo pacifico di gazzetta o armeggiassero innocentemente col Lloyd sulle vie ferrate o supplicassero al principe che si degnasse mostrarsi meno tiranno. E pių gių ancora, peste di ogni parte, brulicava, s'affaccendava la genėa dei raggiratori politici, uomini di tutti mestieri, arpėe che insozzano ciō che toccano, ed esperti in ogni paese a giurare, sgiurare, inalzare a cielo, calunniare, ardire o strisciare a seconda del vento che spira e per qualunque dia loro speranza d'agitazione senza gravi pericoli d'una microscopica importanza o d'un impieguccio patente o segreto: razza pių rara, per favore di Dio, in Italia che non altrove; pur troppo pių numerosa, per forza d'educazione gesuitica, tirannesca, materialista, che non si vorrebbe in un popolo grande nel passato e chiamato a esser grande nell'avvenire.
      Dai primi esciva una voce che ci diceva: "La nostra prima questione č l'indipendenza, la prima nostra contesa č coll'Austria, potenza gigantesca per elementi proprî e leghe coi governi d'Europa; or voi non avete eserciti o li avete, se minacciate i vostri principi, nemici a voi. Il popolo nostro č corrotto, ignorante, disavvezzo dall'armi, indifferente, svogliato; e con un popolo siffatto non si fa guerra di nazione nč repubblica fondata sulla virtų. Bisogna prima educarlo a forti fatti e a morale di cittadini.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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