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      Tutti sanno - e noi meglio ch'altri sappiamo - come gli ajuti svizzeri negati dal governo federale al RE fossero profferti dai cantoni all'insurrezione repubblicana. Nè il governo francese, diffidentissimo allora delle intenzioni di Carlo Alberto e incerto della sua via, avrebbe potuto sottrarsi all'entusiasmo popolare e alla necessità della politica repubblicana. E in Italia, non guardando pure a soccorsi stranieri, le forze e l'ira unanime contro l'Austria eran tali da assicurare ai nostri, sotto la guida d'uomini che sapessero e volessero, vittoria non difficile e decisiva. Forse, il terrore di quel nome fatale e l'impossibilità d'avversare all'impeto della crociata italiana avrebbero cacciato alcuni fra i nostri prìncipi sulla via del dissenso e provocato allora le fughe che vennero dopo. Nuova arra di salute per noi, dacchè non avremmo avuto traditori nel campo. Ma fors'anche i tempi erano tuttavia immaturi per l'unità repubblicana, tanto importante quanto l'indipendenza, dacchè indipendenza senza unità non può stare, e l'arti o le influenze straniere farebbero in pochi anni l'Italia divisa campo di mortali guerre civili. Perchè l'Italia del Popolo avesse probabilità consentita d'esistenza, Roma dovea mostrarsi degna d'esserne la metropoli.
      Comunque, la bandiera non era sorta: popolo e monarchia stavano uniti a fronte dello straniero sulle terre lombarde; il popolo avea accettato il programma di neutralità del governo provvisorio fra tutte parti politiche, e i repubblicani decisero di rinunciare ad ogni iniziativa politica, di aspettare pazienti che la volontà del popolo, vinta la guerra, si palesasse, e di consacrare ogni loro sforzo alla conquista dell'indipendenza.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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