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      E dirà che di guerra furono tutte le proposte escite dalla fratellanza repubblicana; per la guerra unicamente e contro l'inerzia del governo tutte le agitazioni che dopo il 12 maggio si rivelarono in piazza San Fedele. Il protagonista, dell'unica manifestazione che assumesse per un istante colore politico - quella del 29 maggio - l'Urbino, era giunto da poco di Francia, ignoto ai repubblicani, non veduto fuorchè una sola volta da me.
     
     
     
      III.
     
      Il 29 maggio furono chiusi, esaurita la votazione, i registri. Come se ad ogni trionfo dei moderati dovesse corrispondere una sciagura nazionale, il fiore della gioventù toscana cadeva in quel giorno, sagrificato, per inscienza di guerra o peggio(226)), sui ridutti di Montanara e di Curtatone.
      L'8 giugno fu pubblicata la cifra dei voti. Il 13, due giorni dopo caduta Vicenza, una deputazione recava, duce il Casati, al campo del re l'atto solenne della fusione. La vittoria era della fazione; l'intento della guerra regia era finalmente raggiunto: svanita per allora ogni possibilità di repubblica e un PRECEDENTE, come lo chiamano i diplomatici, conquistato alla dinastia di Savoja. I regi a quel tempo diffidavano già di vincere, e un precedente, un titolo da tenersi in serbo a giovarsene nei futuri rivolgimenti e nei futuri congressi, era per molti fra loro la somma speranza. Quindi la fusione affrettata, in onta alle promesse e all'utile della causa, nella Lombardia; e peggio nella santa eroica Venezia, dove il 6 agosto, segnate già da due giorni le basi della turpe cessione all'Austria, giungevano a prender possesso, in nome di re Carlo Alberto, della città i due commissarî Colli e Cibrario.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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