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      È l'unico savio che potesse escire da Vienna; e cominciando dal confessare la onnipotenza dell'idea nazionale in Italia(232)), propone che, accettata la mediazione dell'Inghilterra e del papa, e sancito un armistizio in virtù del quale gli Austriaci terrebbero la linea dell'Adige, si convochino i consigli comunali del Lombardo-Veneto e si chieda se vogliano entrare nella confederazione italiana, della quale l'Austria si farebbe promovitrice, sotto la sovranità di quest'ultima con un arciduca a vicerè, rappresentanza nazionale, costituzione e codice proprio - o se preferiscano indipendenza assoluta con compensi finanziarî e commerciali da stabilirsi. Dichiarando prima il grande principio della nazionalità italiana e ponendosi a un tratto quasi fondatrice d'una confederazione italica a patto che questa dichiarasse stretta e permanente neutralità europea, e l'Europa se ne facesse, come per la Svizzera, mallevadrice, l'Austria serbava, secondo l'estensore del progetto, una possibilità di successo nella votazione, costituiva a ogni modo la propria influenza sulla confederazione, staccava l'Italia dalla temuta influenza francese e la condannava alla debolezza inerente ad ogni paese, per volontà di potenze, neutrale. Ed era infatti sola via di salute e di nuova attitudine in Europa per l'Austria, alla quale lo scrittore dimostrava sin d'allora l'impotenza della vittoria con parole che meritano d'essere qui registrate, come confessione preziosa strappata dall'ingegno e dall'esame dei fatti ad uomo non nostro.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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