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      Garibaldi solo resse quanto umanamente potevasi: poi cesse, ultimo e senza transazione, alla piena.
      La meschina storia dei moderati sardo-lombardi non finė colla resa. Come lombrico troncato in due, seguirono ad agitarsi impotenti e senza speranza di vita: la coda - il governo provvisorio trasformato in consulta - verso il Lombardo-Veneto; la testa, il gabinetto torinese e gli uomini della confederazione principesca, verso il centro d'Italia, dove il pensiero nazionale, cacciato dal nord, s'era ridotto e rinvigoriva. Non potendo tentar di giovare, si diedero deliberatamente a nuocere; non potendo fare, lavorarono a disfare l'altrui. Operarono ed operano dissolvendo. Ma non entra nel mio disegno seguirne i raggiri e le mosse. L'azione funesta che taluni fra loro, riconciliati apparentemente e pentiti, tentarono esercitare in Venezia - le mene che, affascinando parecchî uomini nostri, contribuirono potentemente al mal esito del tentativo che da Val d'Intelvi doveva riaccendere l'insurrezione in tutta l'alta Lombardia - le menzognere speranze che introdussero il dissolvimento nell'emigrazione lombarda - i progetti d'invasione in Toscana - l'opposizione, coronata di successo pur troppo, alla unificazione del centro - e da ultimo la rotta infamissima di Novara - potrebbero formare, e formeranno forse un dė o l'altro, una pagina addizionale a questi miei cenni, come i documenti, che si preparano per la stampa nella Svizzera italiana, faranno commento a pių cose accennate qui appena di volo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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