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      L'insurrezione deve dunque essere nazionale: sorgere dappertutto colla stessa bandiera, colla stessa fede, collo stesso intento. Dovunque sorga, essa deve sorgere in nome di tutta Italia, nè arrestarsi finchè non sia compita l'emancipazione di tutta Italia.
      L'insurrezione finisce quando la rivoluzione comincia. La prima è guerra, la seconda manifestazione pacifica. L'insurrezione e la rivoluzione devono dunque governarsi con leggi e norme diverse. A un potere concentrato in pochi uomini scelti dal popolo insorto per opinione di virtù, d'ingegno, di provata energia, spetta sciogliere il mandato dell'insurrezione e vincer la lotta: al solo popolo, ai soli eletti da lui, spetta il governo della rivoluzione. Tutto è provvisorio nel primo periodo: affrancato il paese dal mare all'Alpi, la COSTITUENTE NAZIONALE raccolta in ROMA, metropoli e città sacra della nazione, dirà all'Italia e all'Europa il pensiero del popolo. E Dio benedirà il suo lavoro.
      Al partito nazionale appartengono quanti accettano queste basi. Al di fuori non sono nè possono essere che fazioni: brulicano senza vera vita; possono guastare e corrompere, non creare.
      Creare. Creare un popolo! È tempo, o giovani, d'intendere quanto grande e santa e religiosa sia l'opera che Dio v'affida. Nè può compiersi per vie torte di raggiri cortigianeschi o menzogne di dottrine foggiate a tempo o patti disegnati a rompersi dai contraenti appena s'affacci occasione propizia; ma soltanto per lungo esercizio e insegnamento vivo alle moltitudini di virtù severe, per sudori d'anima e sagrifizî di sangue, colla predicazione insistente della verità, coll'audacia della fede, coll'entusiasmo solenne, perenne, irremovibile e più forte d'ogni sventura, che alberga nel petto ad uomini ai quali unico padrone è Dio, unico mezzo è il popolo, unica via è la linea diritta, unico intento l'avvenire d'Italia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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