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      Non avevamo esercito, non forza capace di reprimere; e in conseguenza degli abusi anteriori, le nostre finanze erano impoverite, esaurite. La questione religiosa, maneggiata da uomini capaci e interessati a trarne tutto il partito possibile, era facile pretesto a torbidi con un popolo dotato di splendidi istinti e di aspirazioni generose, ma intellettualmente poco educato. E nondimeno, proclamato appena il principio repubblicano, un primo fatto innegabile sottentrò a quelle condizioni pericolose: l'ordine. La storia del governo papale offre sommosse frequenti, periodiche: la storia della repubblica non ne ha una sola. L'uccisione di Rossi, fatto deplorabile ma isolato, eccesso individuale rifiutato, condannato universalmente, provocato forse da una condotta imprudente, d'origine a ogni modo ignota, fu seguito dall'ordine più mirabile(237)).
      La crisi finanziaria intanto saliva. Raggiri colpevoli riuscirono a far cadere di tanto il credito della carta della repubblica, da non potersi scontare se non al 41 o al 42 per %. Il contegno dei governi d'Italia e d'Europa si fece sempre più ostile. Difficoltà materiali e isolamento politico non valsero a turbare la calma di questo popolo. Era in esso una fede incrollabile nel futuro che doveva escire dal nuovo principio.
      Ed oggi, di mezzo alla crisi, di fronte all'invasione francese, austriaca, napoletana, il nostro credito si rafforza; la nostra carta non soggiace che allo sconto del 12 per %; il nostro esercito ingrossa di giorno in giorno; e le popolazioni s'apprestano a farci riserva.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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