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      Voi vedete Roma, signore, e sapete l'eroica lotta or sostenuta da Bologna. Io scrivo solo, di notte, in seno a una città profondamente tranquilla. Le milizie che custodivano Roma l'abbandonarono jersera per compire una impresa; e innanzi all'arrivo d'altre milizie, che non ebbe luogo se non a mezzanotte, le nostre porte, le nostre mura, le nostre barricate erano, in conseguenza d'un semplice avviso trasmesso, guardate, senza romore o millanteria, dal popolo in armi. Vive in core a questo popolo una profonda determinazione: il decadimento della potestà temporale attribuita al papa; l'odio del governo pretesco sotto qualunque forma, anche temperatissima, esso tenti di riproporsi; l'odio, io dico, non agli uomini, ma al governo. Verso gli individui il nostro popolo, dall'impianto della repubblica fino ad oggi, s'è mostrato, la Dio mercè, generoso; ma la sola idea del governo clericale del re pontefice lo fa fremere. Combatterà energicamente ogni disegno di ristorazione: si travolgerà nello scisma anzichè subirlo.
      In conseguenza d'oscure minaccie, ma segnatamente del difetto d'abitudini politiche, un certo numero di elettori non avea contribuito alla formazione dell'Assemblea. E quel fatto sembrava indebolire l'espressione del voto generale. Un secondo fatto decisivo, vitale, rispose poc'anzi ai dubbi possibili. Poco tempo innanzi alla costituzione del Triumvirato, si rieleggevano i municipî. L'universalità degli elettori si accostò all'urne. Dovunque e sempre l'elemento municipale rappresentò l'elemento conservatore dello Stato.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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