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      Togliendoci quell'armi, ci avete tolti 10 000 soldati, perchè ogni uomo armato sarebbe un soldato contro gli Austriaci.
      Le vostre forze stanno sotto le nostre mura, a un tiro di fucile, disposte come per un assedio. Esse rimangono ostinate, minacciose a quel modo, senza fine dichiarato, senza programma, costringendoci a mantenere la città in uno stato di difesa che aggrava le nostre finanze, e togliendo alle nostre truppe ogni possibilità di movere a salvare le nostre terre dall'occupazione e dalla devastazione austriaca. Circolazione, approvvigionamenti, corrieri, ogni cosa è inceppata. Gli animi concitati potrebbero, se il nostro popolo fosse men buono e meno devoto, trascendere ad atti funesti. Quell'attitudine dei vostri soldati non genera anarchia o riazione, perchè nè l'una cosa nè l'altra è possibile in Roma; ma produce irritazione contro la Francia; ed è grave sciagura per noi che ponevamo finora amore e speranza in essa.
      Noi siamo assediati, signore, assediati dalla Francia in nome d'una missione di protezione, mentre, a distanza di poche leghe, il re di Napoli trascina con sè i nostri ostaggi, mentre gli Austriaci scannano i nostri fratelli.
      Voi avete, signore, presentato proposte. Quelle proposte furono dichiarate inaccettabili dall'Assemblea, e sarebbe inutile per noi il discuterle. Voi ne aggiungete oggi una. La Francia, voi dite, proteggerà contro ogni invasione straniera tutte le parti del territorio romano occupate dalle sue truppe. Or quella quarta proposta non muta menomamente le nostre condizioni.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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