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      Io son certo che non havvi un solo cuore tra voi che non dica internamente a sè stesso ciò che uno dei vostri disertori ci diceva oggi: Non so qual voce segreta ci dice che combattiamo de' fratelli.
      E perchè questo conflitto fraterno? Io nol so; voi nol sapete. La Francia non ha qui bandiera; essa combatte uomini che l'amano e che, pochi giorni addietro, fidavano in essa. Essa cerca l'incendio di una città che non l'ha menomamente offesa, senza programma politico, senza fine determinato, senza diritto da esercitare, senza dovere da compiere. Essa gioca, per mezzo de' suoi generali, la partita dell'Austria e senza il tristo coraggio di confessarlo. Essa trascina il suo stendardo nel fango dei conciliaboli di Gaeta e retrocedendo davanti a una schietta dichiarazione di ripristinamento sacerdotale. Il signor de Corcelles non s'avventura più a parlare d'anarchia, di fazioni; ma scrive, come chi è turbato nell'anima, queste parole, senza senso: "La Francia ha per fine la libertà del capo riverito della Chiesa, la libertà degli Stati romani e la pace del mondo!"
      Noi sappiamo almeno perchè combattiamo, e perchè lo sappiamo, siam forti. Se la Francia rappresentasse qui tra noi un principio, una di quelle idee che fanno grandi le nazioni e la fecero grande in passato, il valore de' suoi figli non si romperebbe contro il petto dei nostri giovani militi.
      È trista pagina davvero, signore, quella che sta ora scrivendosi dai vostri generali nella storia di Francia; è un colpo mortale vibrato al Papato che voi pretendete proteggere e che affogate nel sangue; è un abisso incolmabile scavato fra due nazioni chiamate a movere insieme pel bene di tutti e che si stendevano, vogliose d'intendersi, la mano da secoli; è una violazione profonda della morale che dovrebbe governare le relazioni tra popolo e popolo, della comune credenza che dovrebbe guidarli, della santa causa della libertà che vive in quella credenza, dell'avvenire non dell'Italia - i patimenti sono per essa un battesimo di progresso - ma della Francia, che non può serbarsi in prima fila tra le nazioni se non colle maschie virtù della fede e dell'intelletto della libertà.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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