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      Io ho giā confutato vittoriosamente altrove l'obliqua accusa data ai repubblicani d'Italia d'aver posto a pericolo, per soverchia esigenza, non la libertā che i principi non pensavano a dare: ma la causa dell'indipendenza che molti sognavano - e si pentono amaramente del sogno - potersi dividere dalla causa della libertā. Cessato il clamore d'una stampa comprata dai nostri padroni, i documenti hanno provato che i repubblicani, convinti che nč da un papa, nč da un principe, nč da un accordo fra i principi potea venir salute all'Italia, cessero nondimeno al voto della maggioranza del paese che inchinava all'esperimento; tacquero, non rinnegarono, le loro dottrine, e s'astennero da ogni maneggio politico negli anni 1846 e 47: - che nel 1848, insorta l'Italia a scacciar lo straniero, accettarono il programma proposto dal principato "che, solamente finita la guerra, il paese fosse chiamato a decretare i proprî fatti politici" e non s'occuparono che di guerra: - che, violato dalla parte regia il programma, essi protestarono virilmente, ma aborrirono dall'armi civili e non tentarono resistenza: - che perduta per ignoranza, per rifiuto degli ajuti popolari e per tradimento la guerra, rinnegata da principi e papa la causa della nazione, essi raccolsero il vessillo abbandonato e lo inalzarono in nome di Dio e del Popolo sulle mura di Venezia e di Roma a riconquistare, se non la vittoria, l'onore d'Italia contro gli Austriaci e contro l'armi vostre, signore: - che riescirono a riconquistarlo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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