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      La libertà di Roma è, signore, la carta monetata ridotta del 35 per 100 - la tassa di barriera ripristinata - le multe di bollo portate al decuplo - la restituzione dei beni alle mani morte - l'incarimento del sale - il rinnovamento della tassa sul macinato - l'aumento del 15 per 100 sulle imposte - la miseria visibilmente crescente in ogni angolo e in ogni ordine dello Stato. La libertà di Roma è un'amnistia che esclude i membri del governo provvisorio, il triumvirato, i componenti i ministeri, i rappresentanti del popolo, i presidi delle provincie, i capi dei corpi militari, gli amnistiati del 1848 colpevoli d'una parte qualunque alla rivoluzione e ch'ebbe per conseguenza immediata una nuova emigrazione - un motu-proprio che, cancellando quello del 1848, riordina il despotismo temperato da una Consulta di Stato eletta dal papa su terne presentate dai consigli provinciali senza intervento dei comuni, accresciuta di membri nominati a capriccio da lui, e condannata al silenzio se non quando al governo piace richiederla di consiglio - una instituzione di consigli provinciali i cui membri sono scelti su terne dei municipî dal papa purchè abbiano età di trent'anni, domicilio di dieci anni nella provincia, beni del valore almeno di seimila scudi e condotta religiosa e politica riconosciuta buona, e le riunioni dei quali possono essere sospese o sciolte ad arbitrio governativo - poi, una persecuzione d'ogni giorno, d'ogni ora: piene zeppe le carceri nuove, quelle del Castello, del Santo Officio, della Galera di Termini, d'uomini strappati per sospetto alle loro famiglie e lasciati a giacersi fra i ladri e gli accoltellatori senza processo finchè piaccia al governo o alla morte di liberarli; i non imprigionati, ma invisi per opinione repubblicana, additati ai soprusi, agl'insulti alle ferite dei birri arbitri oggimai dello Stato; e, conseguenza inevitabile di condizioni siffatte, l'aumento dei delitti, le vie mal sicure, i paesetti di campagna invasi e derubati da malfattori.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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