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      Ricordo gli anni nei quali noi, giovanotti allora, tendevamo, palpipanti di riverenza e d'amore, l'orecchio a ogni voce che movea dal luogo ove sorgevano le vostre prigioni, come s'essa dovesse recarci un messaggio di fede. Lo Spielberg era per noi il Golgota dell'Italia e voi eravate gli apostoli perseguitati, confessori d'una religione nazionale nascente, destinata a ritemprare una gente caduta in fondo per idolatria d'interessi, e risollevarla all'adorazione dei principî, del Vero eterno, del Dritto immortale. Ah! dovea tanta espansione d'affetti, tanto entusiasmo d'anime pure e fidenti, condurci a vedere il nostro Pellico morire della morte dell'anima prima che di quella del corpo, e a udir voi, Giorgio Pallavicino, gridare all'Italia l'atea parola: prostrati a un re, adora l'idolo dell'interesse dinastico, o rimanti schiava!
      Io non so chi suoni quel noi frequente nelle vostre pagine del 15 ottobre(259)). Parlate, accettate, in nome degli uomini che si dicono di parte regia? È il vostro ultimatum una risposta collettiva alle nostre conciliatrici proposte? Sale dell'anonimo ex-prigioniero di Stato, al quale io accennava pochi dì innanzi, fino all'aule nelle quali, in nome d'Italia, si patteggia coll'impianto d'una dinastia straniera nel Sud? Veggo, in cima allo scritto vostro, le parole: Partito Nazionale Italiano. Quelle parole, usurpate a noi, come s'usurpa una parola d'ordine a cacciare scompiglio in un campo, e poste oggi in capo a scritti, che sembra abbiano assunto di travolgere nel ridicolo la causa italiana, furono usate nel senso regio, prima che da altri, da Daniele Manin.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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