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      I nostri non lo avevano ingannato; non gli avevano celato le gravi difficoltà che si attraversavano alla riscossa; avevano ripetuto che un indugio le avrebbe spianate. Ma, al di là delle objezioni pratiche, egli aveva veduto gli animi risoluti e vogliosi, il terreno disposto, il fremito dei popolani; ei sentiva che uno splendido fatto, un trionfo, sarebbero stati più assai potenti, che non protratti e pericolosi preparativi; e mi scongiurò di rifar la tela pel 25, giorno di partenza del Cagliari. Fui convinto, e diedi opera ai preparativi. Il tempo era breve, breve di tanto ch'io disperava quasi di condurli a termine. Ma il fervore dei nostri compagni di lavoro era tale che si riescì. Il 25 ei partiva. Genova doveva seguire, farsi padrona di sè e de' suoi materiali da guerra, consecrarsi ad afforzar l'impresa in Napoli, operare come riserva e chiamare coll'esempio alla crociata italiana il Nord e parte del Centro. Io rimasi a dirigere il moto. Genova, che nessuno oggimai può rapire alla causa della Nazione, avrebbe fatto e, al sorgere d'una generosa chiamata, checchè provveda il governo, farà.
      Il tentativo riescì quale l'avevamo ideato. La nostra parte era fatta; perchè Napoli non fece la sua?
      Io accennai altrove, e lo ridico oggi più esplicitamente, provocato dalle menzogne degli avversi a noi, e dalle ingiuste accuse gittate contro ai nostri da uomini buoni, ma precipitosi nei giudizî e incauti nel proferirli; se Napoli non rispose, è dovuto alla frazione così detta dei moderati.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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