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      Gli influenti fra i moderati non solamente risposero con un rifiuto alla generosa proposta, ma s'adoprarono a tutt'uomo a infiacchire, sviare, dividere i capi-popolo; e vi riuscirono; venne allora proposta una vasta manifestazione tra il pacifico e l'ostile, che suscitasse fermento nelle moltitudini. I moderati aderirono e s'assunsero l'ordinamento della dimostrazione; tradirono la promessa e non ne tentarono il compimento; poi, quando giunse l'infausta nuova della rotta di Padula, e indovinarono diffuso lo sconforto nei ranghi, si ritrassero subitamente. Più dopo s'avvilirono, protestando anonimi contro il fatto di chi moriva per tutti.
      A queste mie affermazioni potrei dare appoggio di dichiarazioni scritte; ma or non giova; e potrei dir nomi; ma finchè vive la tirannide, non per essi, ma per la dignità dell'anime nostre, nol devo.
      Io non ho dunque accusa pei nostri, per gli uomini veduti da Pisacane, se non quest'una, che in parte li onora: l'avere essi, uomini di pure, generose intenzioni, sperato soverchiamente nelle altrui. E lo dico, perchè alcune parole scritte da me nell'Italia del Popolo potrebbero essere interpretate a loro danno, e me ne dorrebbe. Sia sprone ad essi, nella santa impresa iniziata col proprio sangue dall'amico, il dolore profondo che la delusione deve aver confitto nell'anima loro.
      Non mi tratterrò sugli ultimi fatti; mancano tuttavia i particolari: nè io scrivo la vita di Carlo, ma soltanto alcuni ricordi del mio contatto con lui. Altri potrà forse dire un giorno le sue sensazioni scendendo sul suolo napoletano, i divisamenti che ne diressero i moti, l'arti inique del Governo che, annunziando la discesa di una banda di prigionieri rei di delitti comuni fuggiti da Ponza, gli sospinsero contro le popolazioni ignare dei villaggi che ei traversava; i due scontri, vittorioso l'uno, fatale l'altro, e le ultime sue parole.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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