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      .. Ove la Francia intervenga prima dell'ora segnata dallo spavento pubblico, si griderà da un punto all'altro d'Italia: la Francia, della quale non avevamo bisogno, viene unicamente per dare sfogo alle tendenze che l'animano e che minacciano di trasarginare: essa non viene per conto nostro, ma per proprio conto. Essa aveva detto, nel suo programma, che rinunziava ad ogni conquista; e mentiva. Essa intende sostituirsi all'Austria... E si desterà in tutti i cuori un odio implacabile, un odio italiano...".
      E poco dopo l'ambasciatore diceva: "Io sono espressamente incaricato dal mio Governo d'esprimervi il suo desiderio che le truppe francesi siano tenute lontane dalla frontiera".
      Il 22 maggio, il ministro Parete gridava alla Camera Torinese: "L'esercito Francese non entrerà se non chiamato da noi: e siccome noi non lo chiameremo, non entrerà".
      E il 30 maggio, l'agente del Governo Provvisorio Lombardo, udendo che un buon numero di volontarî francesi s'ordinava per movere alla volta d'Italia e rassegnarsi al comando supremo - che era il vostro - della vostra guerra, s'affrettava ad interporre proteste: "La formazione di legioni di volontarî per la guerra lombarda potrebbe cagionare disturbi.... Il Governo di Lombardia non vede con piacere l'organizzazione di corpi ausiliarî siffatti"(288)).
      Tale fu, fin verso il finire di luglio, il linguaggio tenuto al Governo Francese dai vostri. Nè credo che, da quando il trattato di Vestfalia inaugurò quel congegno di menzogne e d'inezie che nominano diplomazia, si tenesse mai da un Governo linguaggio più imprudente e più stolto.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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