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      E i mesi passano, e gli anni passano, e nuove anime di martiri s'aggiungono ogni giorno alle nostre senza che l'ora d'emancipazione sorga per noi.
      E un'altra voce disse, mentre il guardo accennava a molte di quelle forme: che manca ad essi? noi cademmo vittime volontarie dello straniero, per insegnar loro che chi vuole redimersi non deve sperare salute fuorchè dalle proprie braccia e dalle armi proprie. Perchè fidano anch'oggi a conciliaboli e decisioni di stranieri le proprie sorti?
      E surse una terza voce: noi lasciammo le dolci sponde dell'Adriatico e ci recammo, come il Padre c'inspirava, a morire sulle terre dell'estrema Calabria, per insegnar loro che ogni uomo d'Italia è mallevadore per tutti, e che ogni zona del nostro terreno è zona della Patria comune. Perchè s'accampano oggi ciascuno sul lembo di terra che ha conquistato, e tutti non curanti dei fratelli che soffrono a pochi passi da loro?
      E una quarta voce s'alzò: E noi morimmo per insegnar loro che la fede senza l'opere è un'inganno agli uomini e a Dio, e che l'azione è il migliore ammaestramento che possa darsi ad un Popolo. Perchè dunque lo spirito di vita si manifesta sulle migliaja, e i milioni rimangono inerti contemplatori?
      E una quinta voce proferì sdegnosa: E noi affrontammo, deliberatamente solenni, la morte e l'infamia dai più, per insegnar loro che, fra la prepotenza della tirannide e la servitù incatenata dei molti, un sol ferro può ristabilir l'eguaglianza, se scintilli fra le mani di chi sprezzi davvero la vita e non conosca giudici fuorchè Dio e la propria coscienza.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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