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      Saluteranno finalmente i poveri Veneti, nei bersaglieri italiani, i loro liberatori?
      Il moto Polacco è moto iniziatore di quello d'una intera famiglia Europea; i vostri uomini di governo lo sanno. Il moto Polacco è, non solamente nazionale, ma Slavo. Un'anima sola, un solo pensiero, inspirano il Governo segreto dell'Insurrezione Polacca e la vasta Associazione Terra e Libertà Russa, Pietroburgo e Varsavia. Costringendo i Polacchi all'azione quattro mesi prima del tempo prefisso, scegliendo alla battaglia, ch'ei presentiva inevitabile, il tempo e l'ora, lo Tsar ha potuto scindere la manifestazione del disegno comune, non arrestare il lavoro che si stende rapidamente. E quel lavoro non si limita alla Polonia insorta, alla Russia cospiratrice: abbraccia i Polacchi della Posnania e della Galizia, i Cecki di Boemia e Moravia, gli Slavi Meridionali della Bosnia, dell'Erzegovina, del Montenegro, della Voyvodina serbo-austriaca, della Serbia. E la Serbia, ordinata, armata, presta all'azione, avrebbe seguaci al suo moto quattro milioni di Bulgari. E il moto degli Slavi del Sud trascinerebbe in Tessalia e in Epiro gli Elleni, in Bessarabia e nel Banato i Rumani. E l'Ungheria, Magiara e Slava, non aspetta a levarsi se non un assalto all'Austria, da dove che venga, e l'insurrezione Serba alla propria frontiera. Sono due Imperi, l'Austriaco e il Turco, minati per ogni dove, ribelli in ogni elemento e pendenti da una iniziativa subita, ardita. Or questa iniziativa spetta all'Italia; all'Italia forte di ventidue milioni d'abitanti e verso la quale, per virtù dei fati che sono in essa, si rivolgono le speranze di tutti i Popoli oppressi.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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