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      Hanno raggiunto l'ideale della repressione, quando, invece di velarsi il capo e gemere come per lutto nazionale, mandavano, otto mesi addietro, un brevetto di promozione all'uomo che versava, sulla via di Roma, il sangue di Garibaldi; raggiungevano, pochi dì sono, l'ideale della negazione, quando, per timore dell'Austria, negavano nome e qualità d'Italiani ai romani e ai veneti. Perchè meravigliare se mandano fanteria e bersaglieri contro ipotesi di tentativi emancipatori - se dicono ai Croati: dormite tranquilli; i soldati d'Italia guardano i passi per voi?
      Negare e reprimere: è la formula dei Governi che cadono. I Popoli vogliono vivere, vivere della vita divina ch'è in essi e si chiama Progresso: i Popoli che sorgono a vita nuova, segnatamente. Una nazionalità è un fine, un ufficio, una missione, un Dovere collettivo accennato da Dio: bisogna raggiungere quel fine, compiere quel Dovere: ogni sosta sulla via segnata costa disonore, poi lagrime e sangue. Il Popolo ha l'istinto di questo Vero. Dove si sente guidato innanzi, dove trova sviluppo incessante, espansione di vita sulla via per la quale è chiamato, dove scopre negli atti una virtù iniziatrice, il Popolo saluta una Instituzione, un Governo. Si chiami Dittatura, Monarchia, Impero o Papato, il Popolo segue e protegge: seguiva i Papi quand'essi promovevano, nei primi secoli, l'emancipazione degli schiavi, insegnavano che la Morale era suprema su tutti, padroni e sudditi, e opponevano la parola religiosa Dovere all'arbitrio, alle usurpazioni dei re: seguiva Richelieu e Luigi XI, quando la loro tirannide combatteva il feudalismo e mozzava nel capo la gerarchia dei baroni di Francia: seguiva Napoleone, quand'ei, nella prima metà della sua carriera, rappresentava colle bajonette una idea d'Eguaglianza, e lasciava dietro ogni mossa un Codice, imperfetto ma contenente il riconoscimento dei diritti civili negati dalla aristocrazia, da principi e papi.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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