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      Una Nazione non può lungamente acquetarsi ad essere guidata da gente immorale.
      Ma davanti a questo avvicendarsi di basse calunnie anonime e di villanie; davanti a questa danza d'iloti briachi, che s'intitolano moderati, è impossibile non sentirsi, anche sprezzando, rattristato nell'anima. Quella stampa è pur sempre stampa italiana: italiani son gli uomini che la insozzano di contumelie, italiani gl'insultati da essi. Quelle tristi gazzette viaggiano all'estero, rappresentano agli occhî di molti la politica, le tendenze del Regno, somministrano una base ai giudizî stranieri su noi. "Che!" - dicono quegli uomini, i quali studiano attenti, come oracoli del futuro, i nostri detti, i menomi fatti del nostro sorgere - "volete essere rispettati, e non sapete rispettarvi fra voi? Vi dichiarate capaci di libertà, e la violate, fin dai primi passi, coll'odio? Volete giustizia, e vi presentate per meritarla colla veste dei calunniatori? Invocate progresso, e l'espressione d'ogni opinione diversa dalle vostre v'irrita sino al furore? Taluni fra i perseguitati d'intolleranza da voi ci son noti da lungo: possiamo dividere o non dividere tutte le loro opinioni; ma li sappiamo onesti, profondamente convinti e devoti - senza fini individuali - a una idea. Confutateli, ma non li oltraggiate. L'inviolabilità del pensiero è madre della Libertà; sua primogenita è la tolleranza reciproca." E cominciano a guardare, con un senso di suprema sfiducia, all'agitarsi di un Popolo che chiede Unità di Nazione, e tinge a danno dei proprî figli, la penna di fiele, e calunnia le intenzioni, e cancella - o lo tenta - la sacra indipendenza delle diverse credenze.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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