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      Ponendo la macchia nera del disonore sulla giovine bandiera d'Italia, voi ci avete intimata la necessità dell'Azione. S'altri, che più lo dovrebbe sentire, nol sente, tal sia di lui. Noi lo sentiamo; ci apprestiamo quindi e ci appresteremo, checchè facciate, all'Azione. Ci ordineremo a quel fine, pubblicamente dove potremo, segretamente, dove le vostre leggi ci costringeranno al segreto. Provvederemo ad armarci, non come bassamente voi ci apponete, per accoltellare gli onesti, o conquistarci l'altrui, ma per non darci, stolidamente inermi, il giorno in cui chiameremo il popolo d'Italia a decidere tra voi e noi, ai vostri birri, ai vostri carabinieri, a quei fra i vostri soldati che, durando nella servitù e nell'inganno, non scenderanno nell'Azione con noi. E diremo e ridiremo a stampa pubblica o clandestina, a seconda delle vostre persecuzioni, le parole che l'amico mio Lamennais, santo dei nostri oggi troppo dimenticato, diceva, prima di morire, al popolo: "Sappiate questo. Quando l'eccesso del patire v'inspira la determinazione di ricuperare i diritti dei quali i vostri oppressori v'hanno spogliati, essi vi accusano perturbatori dell'ordine, e cercano infamarvi come ribelli. Ribelli a chi? Non v'è ribellione possibile se non contro il vero sovrano, contro il popolo: e come può il popolo esser ribelle al popolo? Ribelli son quelli che creano a sè stessi, in suo danno, privilegi iniqui, che coll'astuzia o colla forza riescono a imporgli la loro dominazione: e quando il popolo rovescia quella dominazione, non turba l'ordine, compie l'opera di Dio e la di Lui volontà sempre giusta.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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