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      Queste cose ho voluto dirvi, interprete dei vostri fati, perchè sappiate ciò ch'io penso e com'io disprezzi le vostre accuse. Avversai deliberatamente coi migliori tra' miei amici l'immaturo tentativo ch'or v'ha empito l'animo di terrori: ma non intendo che ciò mi valga di difesa con voi. Se crederò di poter giovare quando che sia a rovesciarvi, lo farò per debito d'Italiano e con lieta, serena coscienza.
      Addio.
     
      Maggio.
     
      GIUSEPPE MAZZINI.
     
     
     
     
      1870.
     
      L'INIZIATIVA(310))
     
      I.
     
      Il 16 maggio 1791, in Francia, nella discussione sulla facoltà di rieleggere i deputati, Duport, uno dei migliori dell'Assemblea, dichiarava, insistendo, che la Rivoluzione era compita. Quell'idea, adottata per norma di legislazione dall'Assemblea, fu sorgente a quanto accadde più dopo. Resistenza a quei che s'adopravano a continuare l'opera iniziata, irritazione di questi, diffidenza reciproca, guerra di parti e terrore, tutto giaceva latente in quella errata imprudente parola e si svolse, per legge di logica, inevitabilmente. Una idea era a capo d'eventi, che s'attribuirono e s'attribuiscono ancora dagli ingegni educati nella scuola storica di Voltaire a piccole cagioni, a piccoli errori commessi, a piccole gare tra individuo e individuo.
      Lo stesso errore si commette oggi e da più anni in Italia: genera le conseguenze di resistenza, di diffidenza e di irritazione visibili ad ogni uomo, e che s'attribuiscono dagli ingegni superficiali a mene d'individui irrequieti, a piccoli errori d'uno o d'altro ministro: genererà ben altro, se dura.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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