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      Ma se non credete l'Instituzione capace di tanto, allora, al nome di Dio, ponete giù la medaglia e la profanazione dell'anima: lasciate quei banchi contaminati d'equivoci e d'ipocrisia, e scendete a rinverginarvi nel popolo, dicendogli: là non si compiono i tuoi fati: là Nazione vive in te, che aneli al Vero e hai potenza: levati e capi e soldati, siam tuoi. Distruggerete una illusione, che la vostra presenza in quell'aula alimenta tuttavia in alcuni, e uno scetticismo sugli uomini, che cresce fatale nei più.
      Darete al Paese un insegnamento morale, da voi finora a torto dimenticato. Educherete i giovani, col senso dell'umana dignità, al culto della coscienza; e sottraendovi alla parte di minatori segreti per quella, più degna di voi, di leali guerrieri all'aperto, contribuirete a liberare l'Italia dal pericolo d'un gesuitismo politico che, cospirando in Francia col grido di viva il re alla caduta della monarchia, sommò a tornare in nulla due Rivoluzioni e agevolare la via al secondo Impero.
     
     
     
      IV.
     
      Intanto, sciolta com'è per noi la questione, l'Italia, pel compimento della propria Rivoluzione, che sola può rendere possibile una condizione normale di cose, non può aspettarsi iniziativa dalla monarchia e nol può dal Parlamento monarchico. Nol può che dal popolo. Bisogna ch'essa tragga dalle proprie viscere la forza che manca altrove.
      Come può giungervi? E quali norme devono in questo supremo sforzo guidarla?
     
     
     
      V.
     
      Dissi che l'iniziativa del moto, dal quale deve compiersi la Rivoluzione Nazionale, spetta al Paese.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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