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      La Repubblica è per noi cosa santa; ma il nome solo non basta; e il feticismo non è Religione. Dal Governo, con qualunque nome si chiami, il cui Delegato dichiara, quasi parodia del giammai di Rouher: abitanti di Nizza,
      voi appartenete da oggi in poi alla Francia, ed esilia, come nemico dell'integrità territoriale Francese, un cittadino che scrive con tendenze italiane un articolo di giornale, non escirà l'iniziativa della Repubblica universale. Se pensassimo altrimenti, non detteremmo articoli per La Roma del Popolo: saremmo noi pure in Francia.
      Ad annuvolare intanto più sempre le menti, taluni gemono terrori sull'avvenire e intravedono nella sconfitta della Francia l'agonia della razza Latina, nella vittoria Prussiana il cominciamento d'una nuova èra di militarismo, nel destarsi dal pensiero all'azione della razza Germanica una prepotente invasione di Teutoni; e dietro ad essi la Russia, lo TSAR: terrori vani e argomento di pregiudizî e di considerazioni superficiali politiche. Quei profeti di sventura all'Europa dimenticano che l'espiazione ritempra; che la Francia, rinsavita dall'errore che una missione compita dia privilegio d'iniziativa perenne nello svolgersi dei fati d'un mondo, risorgerà più pura e più forte alla ricerca d'una nuova missione in un senso d'eguaglianza colle Nazioni sorelle; che una razza non more perchè la fiaccola irradiatrice delle vie del futuro trapassa d'epoca in epoca da uno ad altro dei popoli che la compongono: dimenticano che la civiltà Latina parve sparita, spenta per sempre nel V secolo e rivisse, col Papato, coi Comuni, coll'Arte, coll'Industria, colle Colonie, più potente di prima; che il principato, il materialismo e l'intervento cercato o servilmente accettato dallo straniero, sotterrarono, nel XVII, l'anima delle città italiane e che quelle anime spinte sotterra si confusero lentamente in una ed emergono oggi dal loro sepolcro di trecento anni chiamandosi ITALIA; che Roma è il sacrario della razza Latina, che da Roma escì due volte la parola unificatrice del mondo e che se prima Roma non è sommersa nel Tevere, la missione Latina vivrà eternamente trasformata e trasformatrice; dimenticano che un esercito di cittadini non fonda militarismo durevole; che tutti i cittadini entrano, in Germania, per tre anni nell'esercito attivo; che le questioni di politica interna rivivranno tra essi, dopo la pace, tanto più fervide quanto più quei cittadini soldati hanno conquistato col sacrifizio e colla vittoria coscienza di diritto e potenza; che il tedesco è popolo di pensatori e che il pensiero guida oggi inevitabilmente, dopo brevi traviamenti, a repubblica: dimenticano che lo Tsar è un fantasma forte soltanto, come lo fu Luigi Napoleone, delle altrui paure e dell'assenza d'una saggia e morale dottrina politica nei Gabinetti Monarchici; che il primo popolo capace d'averla, limiterà l'azione possibile della Russia all'Asia dove può esercitarsi benefica; che la metà delle popolazioni Slave-Polacche, Ceke, Serbo-Illiriche, aborre dallo Tsarismo; che il giorno in cui noi, invece di paventarle, stringeremo alleanza con esse e aiuteremo il loro formarsi in Nazioni, le conquisteremo alla Libertà: che in quella zona di popolazioni Slave, stesa fra la Germania e la Russia e ostile per antiche e recenti usurpazioni alla prima, vive la nostra difesa contro la sognata invasione teutonica.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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