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      E questa sua seconda zona, popolata di 18 a 20 milioni di slavi, sembra disegnata, anch'essa provvidenzialmente, come barriera futura tra la Russia e la Germania del nord.
      Là, nell'alleanza colle popolazioni di queste due zone, stanno, lo ripetiamo, la nostra missione, la nostra iniziativa in Europa, la nostra futura potenza politica ed economica.
      Dell'agitazione slava, del moto, crescente negli ultimi cinquanta anni, che affatica le popolazioni delle due zone e le sospinge a costituirsi Nazioni, dovremo parlare più volte e additare le immense conseguenze del fatto di una vasta famiglia umana, muta finora e senza vita propria costituita e ordinata, chiedente oggi, come la famiglia teutonica sul perire del politeismo, diritto di parola, e di comunione coll'altre famiglie europee. Ma possiamo intanto affermare che per quanti hanno studiato con occhio attento e profondo quel moto, il suo non lontano successo è certezza. Non si tratta più d'impedirlo o dissimularlo, ma di dirigerlo al meglio e di trarne, allontanandone i pericoli, le conseguenze più rapidamente favorevoli al progresso europeo. Il moto delle razze slave che, salutato e ajutato come fatto provvidenziale, deve ringiovanire di nuovi impulsi e d'elementi d'attività la vita europea e preparare, ampliandolo, il campo alla trasformazione religiosa e sociale fatta oggimai inevitabile, può, se avversato, abbandonato o sviato, costare all'Europa vent'anni di crisi tremenda e di sangue.
      E i pericoli sommano in uno: che il moto ascendente slavo del mezzogiorno e del nord cerchi il proprio trionfo negli ajuti russi e conceda allo Tsar la direzione delle proprie forze.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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