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      Ma non sono, per gli uomini di buona fede, le questioni di forma governativa dipendenti dal fine che dobbiamo raggiungere? E se essi dovessero, riesaminando, convincersi che il problema delle classi artigiane, quale noi lo accennammo, esige una soluzione, e che questa soluzione è nell'attuale sistema impossibile, non dovrebbero cercarla altrove con noi?
      È tempo che i buoni s'adoprino a intendersi e a cancellare dall'animo le ostili, sospettose, rissose abitudini di partito. Avversi e irreconciliabili a quelle poche centinaja di tipi, che, nascenti dall'avidità o dall'ambizione, fanno bottega del tempio, noi non guardiamo ai dissenzienti sinceri come a nemici; combattiamo idee, non uomini; serbiamo l'anatema a quei che illudono, non agli illusi. In questa nostra Italia nascente, sui primi passi della quale dovremmo noi tutti vegliare con amore e trepidanza religiosa, ogni guerra di passioni, ogni linguaggio che susciti a istinti di terrore, d'invidia, di riazione, ci sembra colpa. Fummo e saremo, affermando, colla parola e quando che sia col fatto, la nostra credenza, tolleranti d'ogni passato leale. E perchè ci sentiamo tali, abbiamo diritto d'esser creduti quando diciamo che scrivendo ai moderati d'oneste intenzioni, noi non pensiamo che all'avvenire della madre comune e al male che può escire dal loro improvvido attraversarsi a ciò che è disegno di provvidenza più assai che d'uomini, dall'indifferenza stessa a un progresso che deve compirsi, con essi o contr'essi.
      L'Italia, quale oggi l'abbiamo, senza patto, senza norma morale che inspiri gli atti pubblici della sua vita, senza intelletto delle sue grandi tradizioni, senza coscienza di missione nel mondo, senza definita politica internazionale, trascinata da pochi uomini che si sottentrano sempre gli stessi, cadendo e rizzandosi a vicenda per breve tempo, entro un cerchio che ha scritto da un lato: inferiorità fra le Nazioni, dall'altro: resistenza e rovina, non è l'Italia che essi vogliono, che noi vogliamo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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