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      Le ire contro le giornaliere violazioni delle libertà individuali, gli arbitrî degli impiegati subalterni, la tristissima amministrazione delle leggi buone o cattive esistenti sono, più che frequenti, continui e suonano minacciose; ma da queste ire non è mai escito l'impianto d'una Associazione che, fornita di mezzi, s'assuma di rivendicare l'esercizio del diritto violato chiamando davanti ai tribunali i violatori, dall'addetto alla questura fino al ministro. Gli assennati si stringono nelle spalle come pensando: non gioverebbe; e i più frementi fra i giovani accennano a un giorno nel quale s'avrà da rifare l'intero edifizio: perchè affronterebbero noje e pericoli per correggere questo o quest'altro particolare?
      Indifferenza alle cose dell'oggi e inerte presentimento d'inevitabili mutamenti; è questa la condizione generale delle menti in Italia. Un non so quale senso di provvisorio in tutto ciò che è, svoglia gli animi dal fare. Diresti che il paese, visitato da una grande, recente delusione, avesse smarrito la coscienza della propria forza e dei proprî fati e aspettasse rassegnato dai casi un incerto futuro.
      Tristissima sempre, condizione siffatta di cose par quasi inesplicabile in una gente che, come la nostra, sorgeva jeri appena a Nazione o che, come la nostra, non visse mai nel passato di vita propria e spontanea senza diffonderne il calore e la luce a tutta l'Europa: inesplicabile a chi ricorda il levarsi ad impeto di marèa di questo nostro popolo, oggi intorpidito di scetticismo, dapprima nel 1848, poi dal 1859 al 1861, quando rifulse possibile la speranza d'unirsi in fratellanza d'azione, e i Mille iniziavano un'epopea rotta a mezzo da un cenno di re.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Associazione Italia Nazione Europa Mille