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      É l'atto d'un uomo che dice a sè stesso: quando il tuo occhio sta per peccare strappalo; quando per tristizia degli uomini tu ti senti minacciato di cedere ai suggerimenti del male, getta via la tua vita; e piuttosto che peccare contr'altri, poni sull'anima tua un peccato contro te stesso. Dio è buono e clemente. Egli t'accoglierà sotto la grande ala del suo perdono." Da alcune pagine inglesi mie nel People's Journal, maggio, 1846.
      (31) Vedi preliminari della sentenza del 13 giugno contro Rigasso, Costa e Marini.
      (32) Nell'originale "sesgente".
      (33) E basti un unico esempio, Vochieri supplicò che si mutasse la via per la quale ei doveva andare al supplizio, e che passava sotto la casa ov'erano la moglie incinta, la sorella e due figliuoletti. Ebbe rifiuto. La sorella impazzì. Galateri volle essere presente all'esecuzione.
      (34) Da quel giorno ha data la mia conoscenza di lui. Il suo nome di guerra nell'Associazione era Borel.
      (35) Credo in novembre. Riproduco qui una lettera ch'io scrissi nell'ottobre del 1856 a Federico Campanella e ch'ei pubblicò nell'Italia e Popolo. Il fatto che ne è argomento spetta a questo periodo. Scrissi quella lettera richiesto, perchè se da un lato ho sempre sprezzato calunnie e calunniatori, non ho mai dall'altro ricusato di dire il vero quand'altri lo chiese. Il Gallenga aveva, in una sua Storia del Piemonte, narrato il fatto intorno al quale io aveva sempre taciuto, soltanto dissimulando che il fatto era suo e lasciando credere ch'io lo avessi inspirato e promosso più che non feci.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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