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      Aggiungeva poter subito farsi mallevadore della mia impunità, come di giovine che gli empi perturbatori avevano traviato approfittando dell'inesperienza di venticinque anni, e che la medesima circostanza non potendo militare per mio fratello, la cosa sarebbe più difficile, però non dubbia in riguardo alla clemenza di Ferdinando magnanimo suo nipote. Mia madre crede, spera, parte all'istante, e giunge qui dove vi lascio considerare quali assalti, quali scene debba io sostenere. Invano, io le dico che il dovere mi comanda di restar qui, che la patria mi è desideratissima, ma che allorquando mi moverò per rivederla non sarà per andarmene a vivere d'ignominiosa vita, ma a morire di gloriosa morte; che il salvacondotto mio in Italia sta ormai sulla punta della mia spada, che nessuna affezione mi potrà strappare dall'insegna che ho abbracciato, e che l'insegna d'un re si deve abbandonare, quella della patria non mai. Mia madre agitata, acciecata dalla passione, non m'intende, mi chiama un empio, uno snaturato, un assassino, e le sue lacrime mi straziano il cuore, i suoi rimproveri, quantunque non meritati, mi sono come punte di pugnale; ma la desolazione non mi toglie il senno; io so che quelle lacrime e quello sdegno spettano ai tiranni, e però, se prima non era animato che dal solo amore di patria, ora potente quant'esso è l'odio che provo contro i despoti usurpatori che per infame ambizione di regnare sull'altrui, condannano le famiglie a siffatti orrori. . . . . . . Rispondetemi una parola di conforto; il vostro applauso mi varrà per le mille ingiurie che a gara mi mandano i vili, gli stolti, gli egoisti, gli illusi".


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I Fratelli Bandiera
di Giuseppe Mazzini
Libreria Editrice Milanese
1944 pagine 74

   





Ferdinando Italia