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      Raccolga ella in qual costernazione io rimanga di ciò che ho perduto. Ma, poiché così piace a chi può dell'universo a suo talento disporre, cangi almeno V. S. illustrissima, per mio conforto, tutto l'affetto ed amicizia che pel povero mio maestro nodriva, in altrettanto compatimento e favore verso di me; poiché così ella facendo mi renderà in gran parte ciò che la disavventura mi tolse. La mia umilissima servitù, che a lei ho fin da' più teneri anni già consacrata, come cosa non più mia non istimo dover nuovamente offerirle; in niun tempo però mi sarebbono più soavi i riveriti di lei comandi che in questo; onde di essi divotamente supplicandola, resto facendo sì a lei che alla gentilissima signora sua consorte e a tutti di casa umilissima riverenza.
     
     
     
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      A FRANCESCO D'AGUIRRE - TORINO
     
      Roma 26 febbraio 1718.
     
      Ricevo in quest'ordinario una lettera di V. S. illustrissima in data de' 26 gennaio, la quale o per trascuraggine de' postiglioni o per poca cura del servitore non mi era pervenuta; e la sua tardanza mi aveva lungamente tenuto sospeso nel timore ch'ella non curasse per avventura più mia servitù, la quale per accidente quanto si voglia impensato non patirà per mia parte giammai alterazione. Oh! se potesse V. S. illustrissima scorgere qual contento e tenerezza insieme abbia a me recato il suo generoso foglio, non farebbe d'uopo d'altri argomenti per farle conoscere la sincerità del mio ossequio. Ed oh quanto mi spiace che il biasimevol uso dell'affettata cortigiania abbia tolta la forza a tutte quelle espressioni con cui taluno esporrebbe i suoi veraci sensi! ma spero che a me non faccia mestieri d'andar ricercando forme per esprimerle la mia divozione, la quale non solo per dritto ereditario, ma ancora per propria ragione, posseggo fin dalla più tenera età, in cui l'ho sempre venerata come mio maestro e protettore.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548