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      Con sommo danno ho dovuto imparare, e sono rimasto più mesi oppresso da tal dolore ed incerto nella risoluzione, che al fine ho dovuto abbracciare, per riformare il sistema della mia condotta in un cielo che non conosceva. Buon per me che la riflessione (sebben dolorosissima) del tempo così malamente perduto me ne abbia additato il cammino necessario! In quella perplessità chiamai mille volte Roma ingrata, e mille volte condannai la mia condiscendenza. Credetemi.
     
     
     
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      A FRANCESCO D'AGUIRRE - TORINO
     
      Napoli 5 Febbraio 1720.
     
      Non potevo sperar meno dalla somma gentilezza e candido cuore di V. S. illustrissima di quello che mi fa sentire nell'umanissima sua lettera nella quale scorgo con tutto il godimento dell'animo mio non essermi ingannato nel crederla sempre l'unico mio protettore e vero amico. Le confesso con tutta l'ingenuità, che mi ha tanto obbligato una così amorevole risposta, che mi sento infelice per non saperne esprimere il gradimento e la confusione.
      Per sodisfare prima d'ogni altra cosa alla di lei curiosità circa l'opere inedite del fu abate Gravina le do notizia essere rimaste in mio potere le Istituzioni così canoniche come civili, ma non già quelle ch'egli dettava, altre bensì più copiose ed erudite. Il secondo libro De Romano Imperio il cui primo libro è stampato nel fine delle Origini del Diritto Civile. Una tragedia latina intitolata Amoelius. La traduzione in latino di due sue tragedie italiane, cioè del Palamede e dell'Andromeda, e tre atti dell'Appio Claudio. Alcune orazioni latine a' suoi amici, e transalpini.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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