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      Insomma è avvenuto, come in questo, quello che avviene in tutto alla maggior parte degli uomini, che combattuti sempre fra la ragione ed il desiderio, non sanno esser mai tanto deboli né tanto forti che basti a secondar liberamente il cuore: o ad ubbidir senza limitazioni alla mente. Quello che fra tante dubbiezze si può francamente asserire è che noi tutti, ed io forse più d'ogn'altro, sentiamo la sua mancanza anche oltre il segno che avevamo preveduto: e che su l'esperienza degli effetti che hanno prodotti in noi le sue incomparabili qualità compiangiamo anticipatamente coloro che in Dresda presentemente le ammirano. Compatimento con cui, soddisfacendo a' doveri della carità, lusinghiamo alcun poco la nostra invidia.
      Eccole la mia Betulia liberata. Ella mi ha promesso di portarla seco, ed io vivamente lo desidero: sperando che capitandole di quando in quando fra le mani le possa talvolta far presente la rispettosa servitù mia. E se sarà da tanto, io perdono di buona voglia a questa mia fatica tutto il rossore che potesse mai produrmi co' suoi difetti.
      Io mi sovvengo ch'ella ha la virtù di farmi diventar loquace e che quando così le piacesse parlerei sette mesi senza fatica, querelandomi al fine di non aver detto abbastanza. Onde per non dare anche scrivendo in simile eccesso, mi restringo a supplicarla di riverir divotamente a mio nome il gentilissimo signor cavaliere suo fratello: ed a giustificare con alcun suo venerato comando l'ordine col quale io mi vanto d'esser, signora.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Dresda Betulia