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      Non ho creduto prudente consiglio il procacciarmi in tal bisogno qualche efficace ufficio di questa a codesta Corte; prima perché sì gran dote darebbe corpo ad un affare ch'io desidero che non ne abbia; e poi perché, considerando il tenore della mia disgrazia, non ho voluto avventurarmi al pericolo anche remoto di poter divenir io la sventurata cagione di qualche nuovo disturbo, in un tempo in cui ogni scintilla basta a risvegliare un incendio. Supplico dunque l'Eminenza Vostra a procurar che cessi questa crudel persecuzione per mezzo della sua autorità, interposizione o consiglio. Il mio caso merita bene il suo benigno compatimento. Ogni altro ritrova asilo nella mia patria, ed io ho dovuto prenderne un volontario esilio per procacciarmi sussistenza: e come tutto ciò fosse poco, mentre io non risparmio sudori per onorarla, m'eccita calunnie per infamarmi. Ah! non lo permetta l'Eminenza Vostra, e sarà questo il più sensibile beneficio che possa derivarmi dall'alto suo patrocinio. Tutta la più viva riconoscenza, che verso d'un suo pari può dimostrarsi da sì piccola cosa quale io mi sono, si ristringe a' voti e parole; ed io non resterò mai di sparger quelli per la felicità, e queste per la gloria dell'Eminenza Vostra a cui baciando ossequiosamente la sacra porpora profondamente m'inchino.
     
     
     
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      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 14 Marzo 1736.
     
      Oggi appunto ch'io sono estremamente sollecito delle lettere di Roma per sapere alcuna cosa della nota scelleratissima lite, non son giunte ancor le medesime, e siamo su l'imbrunire; caso che non mi sovviene esser accaduto dal tempo che io dimoro in Vienna: con tutto ciò non voglio lasciarvi senza novelle di me, perché sappiate almeno ch'io sto bene di salute, giacché non potete sperar ch'io lo stia d'umore.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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