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      Con la venuta del serenissimo granduca di Toscana, che secondo l'apparenza è molto prossima, cercherò comodo per ubbidirla senza suo discapito.
      Mi conservi la sua stimabilissima padronanza, e mi creda invariabilmente.
     
     
     
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      A STELIO MASTRACA - VENEZIA
     
      Vienna 29 Novembre 1738.
     
      La prima cosa che vi niego è che voi siate stato l'ultimo a scrivermi. Questa è un'impostura nera, che non vi perdonerò mai; e son pronto a sostenervi il contrario in singolar tenzone, ancor che andaste armato coll'elmo di Mambrino. E poi, quand'anche fosse (che non è), sapete voi la mia vita? Eccola. L'agosto ho scritto una serenata per l'augustissima padrona. Il settembre e la metà d'ottobre sono stato in Moravia a spaventar i cervi i cinghiali e gli altri mostri di quelle foreste. Tornato in città ho scritta un'altra serenata per la granduchessa di Toscana, che si è prodotta la settimana scorsa. Onde non potreste a buona equità condannarmi, se fossi anche stato negligente. Mettete voi ora l'argomento in forma, e ditemi come vi sentite. Ma voi (ritorcendo il sillogismo) che avete fatto intanto? Perché non avete scritto? Perché non vi siete lagnato? Potevate creder subito mancanza mia quella che poteva essere effetto di tanti accidenti? Che precipitanza è mai questa? Passare a' castighi prima di esaminare i delitti? Questa è amicizia? questa è sollecitudine? Certo. Questo è un paio di... Non mi fate dire, perché, quando mi monta la bile, io mi batterei con Scanderbec. Facciamo novas tabulas, e pongansi in oblio le andate cose.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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