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      Per compensare in qualche modo la mancanza, v'invio la copia della serenata da me scritta per la serenissima arciduchessa Teresa, che includerete, se vi piace, nella quinta ristampa delle opere mie. Vi prego non farla imprimere e pubblicar sola, per le ragioni che già vi scrissi. Mille saluti al signor Stelio, a cui vi prego far leggere l'accluso componimento. Del resto comandatemi e credetemi.
     
     
     
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      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 11 Aprile 1739.
     
      Per quanto sappiate esagerarmi le angustie delle vostre occupazioni, io non mi sento portato a compatirvi per tal cagione. Considero il vostro come il sudore degli agricoltori, che si rallegrano seminando con l'idea del raccogliere. Se vi foste risoluto più per tempo alla prima funzione, sareste adesso alla seconda: ma alla fin fine è meglio tardi che mai. Tutto quello che le mie forze permettono son pronto a conferirlo purché giovi a stabilirvi. Abbracciate per me il caro padron Peppe, salutate tutti di casa, e non dubitate ch'io mai mi stanchi d'essere.
     
     
     
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      A STELIO MASTRACA - VENEZIA
     
      Vienna 25 Aprile 1739.
     
      Senza entrar nell'esame della vostra docilità (che, per quanto vi studiate di malignare, non è certamente il carattere del protagonista aristotelico), laconicamente vi dico che le vostre risposte alle mie difficoltà mi appagano a tal segno, che trovo in esse anche lo scioglimento del nodo gordiano che tanto vi adombra; se per terminar l'azione volete rimaner nel consentimento della vittima (come saggiamente pensate), tacerete i piagnistei e le cagioni di quelli; e perché, in tal caso, parlar di virginità? Qual necessità vi stringe di cacciar nel capo al nostro popolo (che, non aspettando il Messia, non ha l'idee del popolo eletto) che la sterilità sia un castigo così formidabile?


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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