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      Accenno o faccio pensare quanto v'è di più luminoso nelle lodi de' miei augustissimi sovrani, senza dar loro l'incensiere sul naso, e rispettando la somma loro moderazione. Non ricevo oggi lettere del signor Perrone, onde aggiunta a questa ragione la sterilità di materia tralascio di scrivergli in questo ordinario. Non trascurate voi di fargli sapere nuove di me unite a' miei saluti. Dopo le mie riverenze baciate per me la mano al nostro buon padre pregandolo a benedirmi. Abbracciate a nome mio tutti di casa e voi custodite gelosamente la vostra salute se volete conferir sensibilità a quella del vostro.
     
     
     
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      A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
     
      Vienna 5 Marzo 1746.
     
      Non bisognava meno che l'inimitabile efficacia del mio veneratissimo signor marchese d'Ormea per ottenermi il sensibile e sospirato piacere d'una lettera dell'ingrato, immemore, inumano e ciò non ostante amabilissimo mio signor Filipponi. Non ho trascurata occasione per farlo risovvenire della nostra amicizia, son ricorso sino a' frati perché gl'inspirassero resipiscenza; ma tutto in vano: confesso che qualche volta, rapito dal mio sdegno amoroso, non ho saputo trattenermi di prorompere contro di lui e dargli gl'ingiuriosi nomi d'antropofago, troglodita, lestrigone e panduro. E non so alla fin fine a qual eccesso avessi potuto trascorrere, se la sua lettera non fosse giunta opportunamente a calmare il mio irascibile. Non mi ha questa solamente placato, ma, risvegliando nell'animo mio una folla di care e ridenti memorie d'accademie, passeggiate, cicalate, dispute, simposii, il Vomero, Chiaia, Strada Giulia, Porta del Popolo ed infinite altre somiglianti, è andata ricercando ogni più riposta e più sensibil parte del cuor mio, e vi ha riacceso tutte le antiche fiamme della nostra amicizia tenera sino al grado peccaminoso (exclusive). Ma, come non v'è dolcezza in questa vita che non sia mista d'amaro, così lo stile poco confidente e misurato, del quale, trattandomi in terza persona, vi valete nella vostra lettera (quasi che i dritti di Segretario della Reale Università o di poeta cesareo potessero prevalere a quelli dell'amicizia), ha defraudato non piccola porzione del mio contento.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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