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      Onde, per non rendermi più reo di quel che già sono, ho risoluto d'arrossir piuttosto per la mia debolezza che somministrarvi motivi onde ragionevolmente dubitare dell'amor mio e della mia riconoscenza. E incominciando per ordine vi dirò in primo luogo che mi piace molto il cambiamento fatto da voi nella lettera del commercio, usando ingegni invece di molle, ed io non trovo che facciano oscurità i due significati della parola ingegno; nulladimeno, come io so già il vostro sentimento, non è meraviglia se lo riconosco immediatamente: per assicurarmi io ne farei pruova leggendo il passo a persona non prevenuta, ed osserverei se la parola muove l'idea che si vuole, con la necessaria sollecitudine. A tutte le altre vostre ingegnose ed erudite difese troverete la replica nella mia prima lettera; e a quella delle venerabili autorità che voi producete, per sostener l'uso delle parole, che sono straniere in Parnaso, io vi dirò che negli scritti de' nostri divini maestri v'è numero considerabile di cose da rispettarsi sempre, e non imitarsi mai; e che, a dispetto della profonda venerazione che voi ed io abbiamo per il nostro Dante, non sarà possibile che ci riduciamo a scrivere:
     
      E quello che del cul facea trombetta.
     
      Nessuno è reo,
      Se basta a' falli suiPer difesa produr l'esempio altrui.
     
      Ho riletto attentamente il Congresso di Citera, e mi sono tanto compiaciuto delle sue nuove bellezze, quanto del più vantaggioso lume in cui avete poste le antiche; me ne congratulo con esso voi; vi consiglio di non accostar più la lima a così forbito lavoro, perché alla fine si perde il buono cercando l'ottimo, e l'eccesso della diligenza tira seco gli svantaggi della trascuraggine, e ve ne parlerei più lungamente se l'impazienza di ragionar della bellissima lettera che vi è piaciuto indirizzarmi non vincesse ogni altro mio desiderio.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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