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      La cantata poi che incomincia Giusti dei, che sarà? non ha altro senso se non quello che presenta a prima vista, cioè che le lodi d'augusta sono soggetto troppo grande per me, che, essendo temerità l'intraprendere a cantarle, il Cielo mi punisce d'averlo tentato, rendendo la mia cetra così disubbidiente; me ne avveggo e ne chiedo perdono. Vorrei sapere che Domine potrebbe mai significare se non questo? È la difficoltà che si trova a dover parlar in versi ogni anno più volte d'una principessa che meritevole di tante lodi non vuol sentirne alcuna da noi.
      Vedrò con sommo piacere le due tragedie che mi accennate avere scritte, quando si possa con vostro comodo; e non dubito che corrisponderanno al lungo commercio che avete sempre avuto con le Muse e co' loro favoriti.
      Vi priego de' miei rispetti alla vostra svogliata sacerdotessa, a cui mando auguri in bianco, giacché ho sì male incontrato il suo genio ne' primi. Il nostro degnissimo conte di Canale vi ringrazia e saluta, ed io teneramente abbracciandovi sono al solito.
     
     
     
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      A UN AMICO
     
      Vienna 23 Febbraio 1747.
     
      Non saprei immaginarmi qual fosse mai il pregio della lettera che io vi scrissi, onde tanto vi piaccia di commendarla ed onde abbia meritato d'esser da voi con tanta cura custodita. Queste son traveggole che patiscono gli amici nel giudicar delle cose di coloro che amano. Io vi rendo grazie d'un errore che mi conferma nell'opinione della costanza del vostro affetto. Che l'eminentissimo signor cardinal Colonna si rammenti di me, e vi commetta d'assicurarmene, sono per me cagioni e di compiacenza e di confusione: quando vi cada in acconcio non trascurate di rappresentare al medesimo i più vivi sentimenti della mia umile, divota ed ossequiosa riconoscenza, assicurandolo che io tengo continuamente presente qualunque picciola circostanza della generosa maniera colla quale volle onorarmi pochi momenti prima della mia partenza da Roma per rendermene più sensibile la lontananza.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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