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      Non vi meravigliate per altro se avrò su la tela fisonomia ipocondriaca perché difficilmente farò faccia ridente al pittore; se pure non mi riesce di persuader qualche driade o napea a voler assistere all'operazione ed andarmene raddolcendo l'amaro.
      Con tutte le diligenze fatte sino a' confini dell'impertinenza, non mi è riuscito di avere in tempo il certificato autentico, che di sopra vi ho accennato, da questa segreteria del Consiglio d'Italia. Onde partendo io per la campagna lascio ordine che subito che si abbia vi sia trasmesso per la strada medesima per la quale la presente lettera lo precede.
      Ho fatto copiare un paio di cantatine, già da me scritte per la Corte e non ancora molto comuni. Ve le accludo, ma non già per voi. Intendo che ne facciate un tributo a cotesta illustre protettrice delle Muse italiane, signora contessa di Belalcazar. Se poi vorrete voi illuminarle con le vostre note e con la vostra maestra voce, il tributo m'assicuro che meriterà la superiore approvazione di una dama di così delicato discernimento.
      Finisco perché deggio partire, e non dipende da me il differirne il momento. Addio, caro gemello. Amatemi quanto io vi amo, ché appagherete l'infinita avidità ch'io mi sento dell'amor vostro e renderete giustizia alla tenera sollecitudine con la quale io sono e sarò sempre.
     
     
     
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      A FRANCESCO ALGAROTTI - BERLINO
     
      Joslowitz 16 settembre 1747.
     
      Incomincio quest'anno con ottimi auspici il mio autunnale ritiro; poiché la prima lettera che viene in esso a trovarmi è quella scritta da Berlino il 18 dello scorso mese dall'incomparabile mio signor conte Algarotti.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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