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      Oh quanto mi piacerebbe di poter fecondare il vostro terreno con qualche rivoletto settentrionale, ma la provincia è durissima.
      Tutti questi nunzi artici, i vescovi, gli Elettori, cotesti venerabili purpurei padri, e forse il gran Servo de' Servi medesimo vegliano con esemplare attenzione che non cada né pur una stilla di quest'acque salubri in altri vasi che in quelli d'elezione; onde io povero profano ho perduto da lungo tempo insieme con le speranze anche il desiderio d'appressarmi a queste combattute sorgenti. So che appresso di voi non hanno bisogno di prove le verità che asserisco: ma l'avvocato mio fratello (più bisognoso di voi di esser inumidito, e tutta via ciò non ostante aridissimo dopo ben diciannove anni di mia permanenza in queste regioni) n'è pure una prova così massiccia ch'io non so come abbia potuto sfuggirvi dagli occhi.
      Non mi amate, caro amico, meno di quello che mi amereste per ragione della mia insufficienza. Questa è ben una delle mie disgrazie, ma non già uno de' miei delitti. E se questi potrebbero aver diritto d'alienarmi l'animo vostro, quelle debbono averlo a renderlo più benevolo, aggiungendo la tenerezza del compatimento a quello dell'amicizia. Conservatevi e credetemi.
     
     
     
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      A CARLO LORENZO GINORI - LIVORNO
     
      Vienna 23 Novembre 1748.
     
      È vero, veneratissimo signor marchese, che nella lagrimevole penuria d'onesto alimento, che soffrono in questa regione i nasi non profani, io ho mille volte pensato e detto che Vostra Eccellenza potrebbe di costà facilmente soccorrermi.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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