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      Io, memore dell'ultima carissima vostra del 26 di ottobre, compresi il resto; e cominciai a beccarmi il cervello per trovar via di servirsi senza seccare il conte di Canale, come feci per il quadragesimale del padre Paoli. Ma, tra che la cosa è per sé difficile per la distanza molta ed il poco commercio, tra che io (sia detto senza vanagloria) sono il più inetto di tutti gli uomini in questa stenografia mercantile, non ho saputo venirne a capo, e mi è convenuto, per non tradire la vostra fiducia, abusar di nuovo della bontà del conte di Canale suddetto. Egli per altro ha accettato e l'involto e la cura d'incamminarlo, con tal prontezza che ho quasi avuto rimorso delle antecedenti mie repugnanze. Dice egli, come perito, che difficilmente un corriere accetterebbe il trasporto d'un involto incomodissimo per la mole se non per il peso; che, dovendo far gran parte del cammino a cavallo, sarebbe obbligato, accettandolo, a legar l'involto cento volte in cento diverse maniere, con probabilità di ridurre la pelliccia in pessimo stato; e finalmente che, se un corriere lo accettasse, pretenderebbe ricompensa corrispondente alla cura, che vuol dir considerabile. Si cercherà dunque o condotta o persona che se ne carichi con minor dispendio, e frattanto dovete voi esser contento d'essere in cosi buone mani.
      Il conte di Canale vi saluta; crede ogni momento di partir per Torino, ma v'è ogni momento qualcuno degli impedimenti di Pantalone. Il vostro primo affare séguita la sorte del suo viaggio, della quale né egli né io siamo dispotici.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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