Pagina (367/1548)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Godo che l'equivoco mi abbia procurato il piacere de' due vostri componimenti, de' quali voi sapete che mi compiaccio; ma confesso nel tempo medesimo che non ha lasciato di mortificarmi. La vanità è difetto di noi altri poveri poeti; e la mia era eccessiva nell'andar riflettendo che persona di grado così elevato ed abile a scrivere in versi in guisa da farci arrossire non mi avesse stimato indegno d'essere annoverato nella folla de' giusti suoi ammiratori. Ma a me non è lecito andar esaminando il mistero. Lo venero; ripiego l'ali della mia vanagloria, e passo a dirvene il mio sentimento. Voi mi conoscete da lungo tempo, e sapete che la Corte nella quale son nato e questa nella quale da vent'anni io vivo non hanno saputo insegnarmi il linguaggio dell'adulazione; onde quello ch'io scrivo vale quello che suona.
      Sappiate dunque che, senza i giuramenti che voi mi fate e le concordi asserzioni di altre persone alle quali non posso negar fede, io non avrei mai in eterno saputo imaginarmi che una principessa giungesse a scrivere in poesia, ed in una lingua straniera, con questa eccellenza. Nelle due cantate e nella canzonetta non è solo ammirabile l'aggiustatezza delicata de' pensieri, la connessione delle idee, la nobiltà della frase, l'armonia del verso e la scelta tenerezza dell'espressione; ma quello che più mi sorprende è una certa artificiosa facilità, per la quale non bastano i felici naturali talenti, ma si suppone una fermezza di polso che non si acquista se non se con lungo ed assiduo esercizio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Corte