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      A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - DRESDA
     
      Vienna 15 Marzo 1749.
     
      Ho bisogno grandissimo dell'opera vostra; ma molto più del vostro consiglio: non dubito che siate per negarmi né l'una né l'altro; onde senza proemio vengo all'affare.
      Vi ricorderete, e se non vi ricordate vi farà sovvenire l'annessa memoria, la perdita da me fatta d'un ufficio che mi concesse l'imperator Carlo VI nel regno di Napoli. Tutti gli altri che sono nel caso mio in occasione della pace si son messi in moto per ricuperare il perduto. Io solo rimaneva tranquillo, non animandomi a tali speranze l'esperimentato tenore della mia perversa fortuna. Ma tutti gli amici miei, a' quali la mia vanità non ha saputo nascondere le innumerabili grazie delle quali con eccesso di clemenza mi onorano cotesti adorabili principi reali, hanno unanimemente incominciato a sgridarmi e a destare la mia lentezza nel ricorrere a così grandi protettori, che potrebbero con tanta probabilità di felice esito favorir la mia dimanda appresso la Maestà della regina delle Due Sicilie. Io non ho saputo resistere a tante grida: ho scritta l'annessa memoria e ve l'accludo. Or entra il vostro ministero e di consigliere e di commissario.
      Come consigliere adunque letta e considerata e la lettera e la memoria, esaminate senza parzialità se la giustizia della mia dimanda meriti pietà e protezione. Se vi pare a proposito che io l'implori da cotesti reali principi, senza lasciarmi trattener dallo scrupolo di comparir quello che non sono, cioè uomo mercenario; ed in questa seconda discussione è necessario ch'io vi assicuri che, quando pensai d'onorar me stesso umiliando il mio Attilio all'A. R. del principe elettorale non pensava né men per sogno al mio perduto ufficio.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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