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      Se a ciascun l'interno affannoSi leggesse in fronte scritto,
      Quanti mai che invidia fannoCi farebbero pietà!
     
      Ma qual demonio ipocondriaco m'ha fatto sdrucciolar nella morale? Oh che pestifera droga per i malinconici! Se vogliam raddolcirci, ricorriamo ad altro barattolo, ché questo è già sobbollito.
      Voi vorreste farmi passare per istregone in poesia, come voi lo siete in musica. Ma, caro gemello, non vi riesce d'aver compagni nel delitto. Quando ancora i miei versi avessero quella facoltà magica che voi loro attribuite, sempre io sono infinitamente men pericoloso di voi. A rispetto di tutti gli abitanti della terra, pochi sono quelli che sanno la lingua italiana: fra questi, pochissimi quelli che gustano la poesia; e fra quei che la gustano, è ristrettissimo il numero degli esatti conoscitori. Ma tutti i viventi hanno orecchie, e tutti se le sentono solleticar soavemente da quelle insidiose proporzioni armoniche incognite a' vostri antecessori, con le quali voi solo avete saputo rendervi praticabili le recondite strade onde le orecchie hanno commercio col cuore. Sicché penitenza, caro stregone, penitenza.
      Qual meraviglia che vi siano costì dissensioni su la lunghezza o brevità della principessa di Frigia? Sempre i gusti sono stati differenti. Chi le vuol lunghe, chi le vuol corte; ed a parer mio hanno tutti ragione, perché, secondo il rancido assioma, de gustibus non est disputandum. Io sono per la via di mezzo, e, fra le due estremità, per la corta; ma come poeta convien mio malgrado ch'io decida a favor della lunga.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Frigia