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      Vivano eternamente i vostri gloriosi sovrani, che, facendo un così generoso uso della suprema loro potestà, vi somministrano luminose occasioni onde convincere il mondo che la vostra testa ed il vostro cuore non sono organizzati con minore eccellenza di quello che lo siano il vostro petto e la vostra gola. Dovrei terminare, non posso più scrivere, e non so finire. Pazienza un altro momento.
      Ho consegnata al signor Hibener un'opera mia intitolata Attilio Regolo. Io la scrivevo secondo il genio del mio buono e glorioso padrone Carlo VI, quando egli morì. L'augustissima mia presente sovrana lo volle terminato, e lo ritenne appresso di sé: ma, non essendosi più rappresentate opere d'ordine della Corte, non fu mai pubblicato. Il principe elettorale di Sassonia n'ebbe notizia, desiderò leggerlo; l'imperatrice gliene fe' dono; ed il re di Polonia l'ha fatto rappresentare in Dresda. Secondo le notizie che altre volte mi avete comunicate, questo libro non sarebbe per il teatro di costì. Manca d'amori e di macchine. È per altro il più solido ed il meno imperfetto di quanti ne ho scritto; ed in qualche ora d'ozio, se mai più ne avrete, son sicuro che vi divertirà.
      Vi mandai molto tempo fa una canzonetta che incomincia: Ecco quel fiero istante ecc.: non so né pur se l'avete ricevuta. Oh gemello ircano!
      Non posso finire se non scarico nuovamente la mia coscienza, protestando che senza la pratica, l'assistenza, il consiglio e la pazienza del general conte d'Althann io credo che non sarei venuto a capo della terminata commissione.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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