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      Io so che egli non ha di bisogno di moglie, ma ne ha bisogno la sua casa. Vi sono delle donzelle mature, che saranno secondate dagli astri maggiori, ed il maresciallo non ha imparato ancora a far a suo modo; sicché non mi parrebbe strano di sentirlo di nuovo ammogliato prima del sol Leone. Intanto in questi ultimi mesi d'infermità della povera defunta quella casa è rimasta in balia del capriccioso divoto femineo sesso. Mi dicono che vi sono stati disgusti, dispetti, gare di preminenze, gelosie d'impero e che so io! La vostra Giuditta in aria eroica ha sfidate tutte le amazzoni e tutte sono irritate con lei, ed io sono curiosissimo di veder in qual forma di governo si ridurrà al fine cotesta turbulenta anarchia.
      La nostra degnissima contessa è al giardino, e ne sente profitto. Le tenerezze che mi commette di dirvi sono infinite a dispetto della vostra barbara assenza, ch'io non so quando finirà. Amatemi intanto quanto io vi rispetto ed onoro, dite al Protomartire che per sollievo gli desidero un pietoso panareccio nell'indice della mano destra, che gli procuri un mesetto di vacanze, e sono al solito.
     
     
     
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      AL CARDINALE CAMILLO PAOLUCCI - FERRARA
     
      Vienna 10 Giugno 1750.
     
      Non è dovere ch'io possa compir mai con maggior repugnanza di quello che compisco oggi con l'Eccellenza Vostra nell'avanzarle la dolorosa novella della morte della nostra marescialla di Königsegg, seguita nella scorsa notte con rammarico universale. Ella è morta come ha vissuto, cioè con una serena rassegnazione, che nel poco sforzo che a lei è costata ha fatto conoscere a qual segno era divenuta abito la sua virtù. Il mio privato dolore si accresce considerabilmente riflettendo a quello dell'Eccellenza Vostra, che non essendo stato testimonio (come noi siamo stati) della tormentosa vita di cui la contessa di Königsegg s'è liberata morendo, e della cristiana invidiabile costanza con la quale ha compito il più terribile dovere dell'umanità, manca di due così solidi motivi che sono a noi restati per consolarci.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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