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      Ma quanti maledetti pifferi convien accordare! Basta: e chi sa? Io non ne depongo le speranze.
      Amatemi intanto a dispetto del mio involontario laconismo, e credete ch'io sono asiaticamente e con la più sincera obbligata e tenera stima il vostro.
     
     
     
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      A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
     
      Vienna 19 Giugno 1750.
     
      Son debitore di risposta ad una carissima vostra, e desideroso di pagar con usura; ma non ho mai fin'ora avuto il tempo di farlo: ne rapisco oggi un ritaglio, che basta a pena a confessare il vostro credito e ad interrompere la prescrizione. S'io vi dicessi tutte le mie faccende, mi sareste indulgente; ma la storia di queste occuperebbe più sito d'una categorica risposta, e la scusa vi seccherebbe più che la supposta negligenza.
      Vi rendo grazie della parziale analisi che avete fatta del mio Regolo. Voi secondate il mio prurito, perché quest'opera è il Beniamino fra tutte le altre. È vero che, se l'autore principale non è eccellentissimo, è men sicura in teatro di quello che sia sotto gli occhi. Qui l'hanno rappresentato nella loro lingua i comici tedeschi con molta fortuna. Io per altro non ho saputo risolvermi fin ora d'andar ad ascoltarla. Quell'aria teutonica in un eroe romano mi paiono quei cinghiali in mare e quei delfini nelle selve de' quali si ride Orazio.
      Voi mi avete procurata la parziale bontà di codesta degnissima signora marchesa di Lanzo; abbiate cura di conservarmela, rappresentando a qual segno io me ne senta onorato, e quanto a suo riguardo io più vivamente mi dolga degli scarsi titoli su i quali io posso lusingarmi di meritarla; quando ella non voglia mettere a mio credito l'infinito rispetto ch'io le protesto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Giugno Regolo Beniamino Orazio Lanzo